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Le poesie del Premio Mino Maccari

Poesie 2006

Cercami ancora

Cercami ancora, lungo il borgo,
dove il vento scendendo giù dal monte,
giocava fra le pietre,
facendo sussultare la mia mente
in cerca dei tuoi passi.

La notte i sogni parlavano di te
ed eri sempre come io volevo,
si fondevano insieme alla realtà,
e, al nascere del giorno, rimaneva
il profumo sottile di un "chissà".

Senza incontrarti più,
la vita mi è passata fra le mani
come il filo di Arianna:
labirinto di gioie e di dolori
accanto a chi mi ha veramente amato.

Cercami, ti prego, ancora un giorno.
Mi troverai: l'argento nei capelli,
il passo incerto e stanco,
lo sguardo dietro l'orlo delle lenti.

Risolverai l'enigma di un amore,
un amore sognato e non vissuto,
e saprò se era il canto dei vent'anni
il sussurro del vento fra le pietre,
o l'eco dei tuoi passi che cercavano i miei.

Capirò, come ha scritto già il poeta,
se la vita è soltanto un lungo sogno
in un gioco sottile di occasioni
e i sogni sono solamente un sogno
nel retaggio infinito d'illusioni.

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Clochard

Morire dentro
pur se il sole ti illumina
in un freddo mattino d'inverno...

Morire dentro
emarginato
da chi ti passa accanto...

Morire dentro
tra il rumore assordante della vita
che a poco a ti uccide!

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Tempo non ebbi a dirvi che vi amavo

Non ci fu tempo a dirvi che vi amavo.
Tenero il grano verde a primavera
erbe sui cigli, cieli nelle fosse.
C'era fra noi la terra da domare
il sudore da tergere alla fonte.
Pudore di sguardi sospese parole
le notti sull'aia in balia delle stelle.

Ma il papavero sanguina nel prato
e di un padre racconta l'ideale
rimosso forse mai dimenticato.
E dentro una canzone c'è una madre
che appende panni al cielo e sfida il vento
gioioso che l'avvolge e spinge fuori
dai nidi ancora teneri di uccelli.
Tempo non ebbi a dirvi che vi amavo.

Ora saprei dettati di dolcezze.
Ora oserei ogni omessa parola
o solamente abbraccio a ritentare
taciuto l'amore che avevo nel cuore.

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Nostalgia

Sono nato lontano.
Sono nato in una terra
che non mi appartiene.
Sono nato in un paese bello,
ma arido, caldo e bruciato dal sole.
I colori erano pochi,
perché era tutto bianco.
Le case erano bianche
per prendere poco sole.
Per le strade gli alberi erano grandi,
per fare un po' di ombra.
La sabbia delle spiagge era bianca,
non sporcava.
Il mare verde e incontaminato,
era meraviglioso,
il fondale era bianco.
Meravigliosi sono i ricordi,
sempre quelli.
Sempre quelli perché sono tanti,
perché sono belli.
La nostalgia di questa terra,
mi attanaglia,
mi dà dei brividi continui
che nutrono con sogni di speranza,
un sentimento che un giorno,
la possa riabbracciare.

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Cero al cero

Quande e iargento dela luna piena
i se posa sopre i tecchj dei Cereto
e un se senta un rumore ne una vocia
e al veglja solo el Carchjo co la Crocia,

a me garba serà i jocchj come i fanti
quande i giochene a cutta nela via
e pensà el nostro Paeso come jera
mill'anni fa, d'ottopre, verso sera.

E sapè tutte le volte qualche a vedo:
sett'otto cà abbracciate sul coietto
sotto un cero de chissà quant'anni
che al pare chi le para dai malanni.

Sempre de ceri un bosco tutt'al tondo
con qualche loco a segolo e granturco
e ormae bela matura in una piana
una tirappoletta de ua miricana

e pò branchi de pecore e de capre
che dai boschi i sa reccostene a le staie
in una musica allegra de campan,
fra fischj de pastori, voce de can.

Dale bore dell'Inferno a scenda el buio,
in tutte le cà a s'accenda i primi lumi
che une stàn in pè da tanta depolezza,
una mà al fa ai so fanti una carezza.

Unorno i piglja el cagio accanto al foco,
sui taulin al fuma un rocchjo de polenda,
la luna a s'è fermata sopre el Cero,
i sirà un sogno, ma i me pare vero.

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La Vestale(in vernacolo pisano)

S'ar Giusti 'ni rimàsse sempre 'n mente
er giorno 'he llui s'era addottorato,
io nun mi sono mai eppò' mai scordato
' vér giorno, 'vando, timido studente,
varcai còr un amìo più navigato,
e 'r còre 'he ffaceva ringollìno,
le porte misteriose der Villino!!
E ll'aria, drénto, aveva der mistero...
"Loro" sopra' divani, 'n pò' discinte...
gentili... 'mbellettate... ma distinte...
la "Signora", ' òr giro -'òllo nero,
'he ffaceva 'osì coll'occhialìno:
«Avanti! C'è Bbologna e cc'è Ttorino!!...»
E io, 'n quell'amosfèra trasognata,
pensav'alla mi' bimba... sbandonàta
a 'spettàmmi all'uscita dé' Licei
per indà' assiem'a ccasa... ma con lei
era 'na ' òsa pura... celestiale...
per quelle ' òse... c'era la Vestale!!...
E la Vestale s'arza... piano piano...
sorride... s'avvicina... per la mano
mi piglia... eppò', lassù... (che battïòre!!)
m'apèrse ll'Erdorado dell'amore!!
Più d'una vòrta, poi, ci son ristàto...
ma quér mistero... 'un ce l'ho ppiù trovato!!...
Anzi, per ritornà' dalla Vestale,
vendièdi Cicerone e Ggiovenale...
'n zinché un giorno, sbirciando 'n salottino,
vidi... 'r mi' professore di latino...
'vell''he pparlava sempre di morale,
abbarbïàto ' òlla mi' Vestale!!...
Fu ccòme se m'avéssano distrutto...
còrsi dalla mi' bimba... e... dissi tutto...

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Onbre(in dialetto vicentino urbano)

Tel scuro in meso
a muci de scoasse,
se vede onbre
che 'l mondo de ancò
le vole desmentegare.
Onbre co oci indormensà
che varda
sensa vedar gnente
insognandose
de un paradiso
che dura 'n atimo
e,el xe tuto inventà.
Onbre che gira
strassinà come Cristi
tirà xo da la crose,
parchè forte
xe sta la dose,
Onbre 'ncora partera
che ogni tanto capita
che no le se alsa più.
Vien 'nte a gola un gropo
ch'el fa male pì zo
drento tel còre.
Vedo in ogni onbra
na sagoma che podarìa
essar un fiolo mio.
E digo:«Dio! juta sti tusi,
fa che i capissa
che no se pol butare via cussì la vita.»

Traduzione: "Ombre"

Nel buio, tra
cumuli d'immondizie
si vedono ombre
che il mondo d'oggi
vogliono dimenticare,
Ombre con gli occhi addormentati
che guardano
senza vedere niente
sognando
un paradiso
che dura un attimo
ed è, tutto inventato.
Ombre che passano
trascinate come Cristi
tirati giù dalla Croce,
perchè forte
è stata la dose,
Ombre per terra,
che a volte succede
non si alzino più.
Viene alla gola un nodo
che fa male più giù
dentro al cuore.
Vedo in ogni ombra
una figura che potrebbe
essere un figlio mio.
E dico:«Dio! aiuta questi ragazzi,
fa che comprendano
che non si può
gettare via così la vita.»

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Titolo

poesia

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Sera de incanti

Vien vanti 'a sera,
sera de incanti
carga de profumi.
L'aria se fa sìta
e solo qualche luse
quasi de scondòn,
zuga fra le case.

Te amo, sera
piena de maravéje,
el to silensio
par fato par sognare.
Amo anca l'onbra
che fiorisse
drìo i me passi
e la note che riva
e, co fa on tabàro
la rovéja i me sospiri.

Da le to man spanìsse
caresse, inbriagà
de luna.

Traduzione: "Sera d'incanti"

Giunge la sera,
sera di incanti
greve di profumi.
L'aria si fa silente
e soltanto qualche luce
quasi di nascosto
gioca tra le case.

Ti amo, sera
colma di meraviglie,
il tuo silenzio
par fatto per sognare.
Amo anche l'ombra
che fiorisce
dietro ai miei passi
e la notte che giunge
e come un mantello
avvolge i miei sospiri.

Dalle tue mani fioriscono
carezze, ebbre
di luna.

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La nuova alba

Mi hai detto,
lascia che la pioggia
lavi via dal tuo viso
le amare lacrime della sconfitta.
Lascia che porti sollievo
al tuo cuore infranto.
E' troppo grande
il dolore che ho dentro,
lacera la mia anima
e la porta via con sé.
Intanto tutto mi opprime,
un grido muto
mi assorda
non ascoltarlo, mi dici,
ma guarda la'
verso la nuova alba.

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La luna

Eccola là,
dà luce alla notte,
rischiara le tenebre col suo pallore,
è la Luna.
La sua luce è solo un riflesso
che viene dal Sole,
ma mentre esso si nasconde
Lei sola dà luce a questo mondo
che sprofonda ogni giorno in un abisso.

E' alla Sua luce che molte persone si sono trovate,
chi con altri e chi con sè stesso,
molte cose brutte
sono state compiute nel Suo nome
ma continuerà a dàrci luce
finchè esisteremo.

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Nuvole che se ne vanno

Ogni volta che guardo una nuvola,
penso alla pace
che la circonda,
penso all'armonia
che la sovrasta
e penso di essere lì,
felice senza pensieri
con solo una vocina che mi tormenta
e mi dice: «Perché...»
...Ma io non riesco a capirla
e la ignoro,
pensando solo a me stesso.
Ma ad un tratto,
la nuvola che guardavo se ne va
lontano,
e solo allora riesco a capire quella vocina,
solo allora riesco a capire il suo perché.
Un perché sofferente,
ma pieno di desiderio.
Un perché che domanda
di aprire il cuore
e vedere,
che basta poco
per portare le meraviglie di quel mondo,
nel nostro.

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